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venerdì 22 luglio 2011

Video spogliarelli e sesso ragazze italiane a scuola e venduti online. Rischi gravissimi


Una nuova inchiesta giornalistica sul rapporto tra i minori e il sesso. Che indaga tale universo in relazione alle nuove tecnologie.

La firma Antonio Crispino per Corriere.it, che ha incontrato alcuni giovani studenti delle scuole superiori avvezzi a riprendere performance di carattere erotico e sessuale attraverso le fotocamere integrate in cellulari e smartphone. E a riversare i filmati catturati online. C’è Andrea, 16 anni, studente presso un liceo scientifico del Nord Italia, che mostra con orgoglio i video realizzati, racconta Crispino. E usati anche come merce di scambio con i coetanei. Video hard o comunque a carattere sessuale, come il filmato in cui è protagonista una ragazzina di 14 anni che accetta di mostrare il seno ai suoi compagni di classe. O come il video in cui un’altra giovanissima simula («ma neanche tanto», scrive Crispino) sesso orale con un compagno di scuola. E non importa che in classe vi sia o meno un docente. Anche in presenza di un professore, ecco sbucare un video che riprende una ragazza intenta a compiere pratiche di natura sessuale. E poi c’è anche chi si spoglia su Skype per ricevere ricariche telefoniche. C’è una grande voglia di esporsi, di raccontarsi, di mostrarsi e di diventare protagonisti, commenta Francesco Pizzetti, presidente del Garante per la protezione dei dati personali. E con la diffusione delle nuove tecnologie, disponibili spesso a costi modesti, tutti possono raggiungere tali obiettivi. «Questi ragazzi non conoscono i rischi rilevanti di un comportamento del genere», prosegue il Garante per la Privacy. Perché forse non hanno consapevolezza che questi video potrebbero un giorno finire sotto gli occhi di un padre, di una madre, di un fratello o di una sorella, di un datore di lavoro, di un fidanzato o di una fidanzata. Perché forse non sanno che è di fatto pressoché impossibile eliminare un documento dalla Rete. E perché, inoltre, sono atti che possono avere conseguenze di carattere giuridico, «perché la pubblicazione sul web del video della compagna di classe può integrare reati di pornografia, di corruzione di minore, etc, ai quali si va a rispondere in Procura».

Fonte: Webmasterpoint - Autore: Adnrea Galassi

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